Accettare l’accordo è divenuta scelta obbligata perché a questi lavoratori, oggi, non resta alternativa.
Ciò non toglie che si tratti di una lotta difensiva che vede l’ imperdonabile responsabilità dei sindacati confederali, poiché la storia di Pompea era stata, prima, quella di Omsa e dei tanti altri calzifici mantovani, ove è stata vanificata la conquista del contratto di lavoro a tempo indeterminato con le delocalizzazioni e i fallimenti.
E poi? cosa resterà del tessuto produttivo mantovano? La risposta purtroppo è scontata, anche perché non risulta possibile il ritorno alla vocazione agricola, in aree in gran parte da bonificare dopo l’aggressione industriale che, per troppo tempo, è avvenuta senza freni, come nell’area industriale alla periferia della città.
Questa è la scelta politica dell’Europa delle banche e dei potenti: relegare l’Italia alla periferie del continente, condannarla a produzioni residuali e consumi di scarso rilievo. Il nostro paese senza lavoro e senza produzione, infatti, mai potrà tornare a consumare e vivere come in passato. E il trasloco dei macchinari e degli impianti industriali all’estero, dove il lavoro costa assai poco e al padronato sono garantiti enormi profitti, è l’ emblema eloquente della situazione.
E’ paradossale che, a sinistra, ci si rivolga a governo ed istituzioni con ordini del giorni e documenti in cui si chiede di non delocalizzare e non chiudere, fingendo di non capire che propria questa è la scelta del governo europeo che detta le regole a quello nazionale ed ai partiti che lo compongono. Pd quindi pienamente corresponsabile: pronto a rifinanziare le missioni militari ma a non a muovere un dito per il lavoro, eppure sempre in pista con la demagogia. Basti pensare alla faccia tosta dei suoi deputati che solidarizzano con i lavoratori dell’ex Bam, oggi licenziati da MPS, ignorando le immense responsabilità che il loro partito nutre verso questa squallida vicenda che sta facendo pagare gli scempi degli amministratori solo ai lavoratori.
Da comunisti ribadiamo l’urgenza di costruire un forte movimento dei lavoratori, motivato dalla salda convinzione che la società capitalistica non avrà pietà delle classi subalterne e le porterà alla deriva. L’alternativa è possibile e non si tratta di rendere più buono il capitale ma di lottare per sconfiggerlo, proponendo una società retta dai valori socialisti della giustizia sociale e dell’eguaglianza.
Monica Perugini
Segretario regionale Partito Comunista – Lombardia
Leave a Reply
Devi essere connesso per inviare un commento.