
Il 23 gennaio è la giornata dei diritti civili per la quale si manifesterà in tutta Italia.
Anche noi comunisti e comuniste siamo per i diritti, per tutti i diritti bilanciati dai doveri e per tutti e non solo per alcuni. Non siamo invece per i privilegi.
Non possiamo fingere di ignorare che i diritti, prima di tutto quelli sociali e, di conseguenza, quella civili in Italia non sono garanzia per la maggioranza della popolazione, ovvero per i lavoratori o quelli che lo sono stati.
Proprio a partire dal lavoro per poi arrivare ai diritti sociali come sanità, scuola e servizi; l’erosione, la mistificazione e poi la soppressione ha fatto il suo corso, cancellando conquiste raggiunte grazie a decenni di lotte che avevano condotto ad un complessivo miglioramento della qualità della vita di un intero paese. Negli ultimi anni , infatti, essi sono stati cancellati dalla classe politica al potere che, a prescindere dal colore del partito e dal nome del manovratore, ha potuto portare a compimento il progetto delle forze economiche dominanti e vincitrici di uno scontro di classe oggi più che mai impari.
In una simile situazione, quindi, parlare di trionfo dei diritti civili, del loro rispetto e di legislazione sulle unioni, come se si trattasse di una capitolo a parte, avulso dal contesto sociale in essere e che, se realizzato, darebbe al nostro Paese, una identità nuova e più giusta, non solo è illusorio ma rischia di convertirsi in un’azione controproducente e pericolosa, che diviene connivente e funzionale alle scelte politiche operate dai rappresentanti della classe sociale oggi al comando.
Tali diritti non potranno essere rispettati e garantiti in una società sempre più in crisi ed allo sbando, priva di riferimenti ideali ed etici ma nemmeno interverrà una legislazione adeguata, giacché il partito al governo, attraverso il suo capo / tuttofare, sul tema, ha lasciato libertà di voto per non urtare le frange interne teodem che non intendono rinunciare ai loro principi.
Ciò, però, non era stato fatto sulle altre questioni tese a “riformare” l’ Italia per completare il grande bluff, a partire dal lavoro, per passare alla scuola ed alla devastazione della Costituzione.
In questi casi l’alleanza con gruppi di potere pacchiani quanto volgari alla Verdini, per i quali occorre una dose esagerata di fantasia per considerarli sostenitori dei diritti civili (soprattutto di quelli delle donne!) è stata bene accetta, al fine di consolidare il diktat della maggioranza sul voto a favore dei provvedimenti necessari a completare la devastazione del paese.
Confidare che in una simile situazione sociale e politica, la battaglia per la civiltà possa farsi con gli appelli, come si diceva, è per noi comunisti pura connivenza, del tutto funzionale al sistema vigente e dove per sistema intendiamo sia i gruppi di potere codificati che quelli collaterali che, a mo’ di antica cinghia di trasmissione, traggono benefici più o meno personali o comunque circoscritti a ristrette cerchie di previlegiati, dall’essere sostenitori collaterali, magari fintamente critici.
Se il nostro Paese garantisse il lavoro stabile e con esso la produttività unita al rispetto (possibile) dell’ambiente, la scuola e l’istruzione pubblica di qualità, i servizi sanitari e sociali pubblici ed efficienti, arbitrariamente definiti “beni comuni” proprio da quella finta / sinistra opportunista sempre pronta ad abboccare a terminologie e mode new age, insieme alla cultura ed alla critica intellettuale, potremmo allora parlare di diritti civili alle porte, da ritrovare una bella mattina, quando suona la sveglia.
Ma oggi in Italia ed in Europa (e non solo) non funziona così.
Essendo venuta meno per le classi popolari che si fanno sempre più vaste, includendo anche ceti che credevano di essere posti al riparo dalla possibilità che sopravvenisse per loro la povertà, ogni tipo di garanzia è saltato. Ed insieme ad essa la forza contrattuale per impostare una lotta di classe efficace, sia pure difensiva.
In un contesto sociale culturalmente ed oggettivamente allo sbando, non vediamo come chi non dispone di un reddito, vive di precariato e non riesce a raggiungere autonomia e indipendenza economica, compresa quella per una personale qualità della vita migliore, possa credere di svegliarsi un bel mattino e rivendicare il proprio diritto alla diversità ed alla omosessualità, semplicemente … in nome dell’amore! Nemmeno le canzoni di Sanremo cantano questa solfa!
Che la gran cassa sulle unioni civili, poi, scatti a comando e nel momento in cui il governo è impegnato a difendere gli interessi dei propri amici banchieri a dispetto di quanto sottoscritto coi propri padroni europei e non sa più che telenovela proiettare nel tentativo di convincerci che va tutto bene, quando le amate borse del mondo capitalistico, colano a picco, non può essere un caso.
Siamo sempre più convinti, quindi, che la ri – conquista dei diritti sociali e civili per tutti e tutte sia possibile solo in un contesto che vede la classe oggi subordinata e titolare di un rapporto di forza altrettanto debole, debba passare attraverso la sconfitta di quella che rappresenta gli interessi del capitale e dei gruppi ad esso asserviti, anche se vestono tinte volutamente scarlatte.
In caso contrario, nessuna siparietto potrà convincere, perché ogni impegno in tal senso servirà non servirà a modificare di un millimetro la situazione: tuttalpiù darà l’opportunità a chi vive condizioni di benessere economico di usufruire dell’ ennesimo privilegio, ovvero quello di svegliarsi una mattina e, in nome dell’amore, potersi definire e farsi definire, senza pregiudizi e fobie, gay.
Per tutti gli altri, ovvero per la stragrande maggioranza che paga ogni giorno il prezzo della crisi, la sveglia del mattino continua a significare un lavoro precario, sottopagato e molto spesso in un ambiente ostile o, molto più semplicemente, pregno di disinteresse ma denso dei pregiudizi tipici di una sottocultura che vede, prepotente, quell’analfabetismo di ritorno tipico dello sbandamento culturale, sociale ed etico. La vedo dura poter fare coming out e rivendicare un diritto civile quando non si ha la forza e il sostegno di quelli sociali.
E noi comunisti e comuniste stiamo con loro, contro i privilegi così come contro le campagne mediatiche di immancabile stampo holliwoodiano.
Monica Perugini
Responsabile mazionale donne del Partito Comunista
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